Violenze sulle persone, disturbi psichici e possibili piani terapeutici

Violenze sulle persone, disturbi psichici e possibili piani terapeutici

Il problema della violenza umana esiste dalla notte dei tempi, anche se in questi ultimi periodi storici si assiste ad una recrudescenza dell’aggressività distruttiva. Tanti sono e sono stati gli studi sull’aggressività umana. Due studiosi in particolare hanno proposto versioni contrapposte di questo fenomeno: Konrad Lorenz ed Erich Fromm. Il primo autore, un etologo, nel suo saggio “Il cosiddetto male”, propone la tesi dell’aggressività innata dell’uomo che è diversa da quella degli animali i quali sono regolati dagli istinti ai fini della sopravvivenza della specie. Gli animali di una stessa specie lottano qualche volta tra di loro attraverso dei rituali quasi mai mortali, soprattutto tra maschi. Questi combattimenti portano alla selezione ed alla evidenziazione di un capo branco dominante in senso protettivo per un certo gruppo di individui, per il controllo di un territorio e per la riproduzione, come ad esempio le lotte tra cervi maschi. L’uomo, dice Lorenz, avendo perso l’istinto che inibisce l’aggressività mortale, scarica attraverso la violenza ingiustificata le frustrazioni conseguenti ad una mancata autoaffermazione del proprio ego malato. Erich Fromm, filosofo e sociologo della scuola di Francoforte, nel suo libro “Anatomia dell’aggressività umana”, dice invece che l’aggressività naturale difensiva non è distruttiva ma serve alla conservazione della specie. Diventa maligna quando una certa struttura caratteriale prende il sopravvento nell’individuo o in un sistema di potere. Una struttura cioè caratterizzata dall’assenza di compassione, di sensibilità, di razionale discernimento, in cui diventa nemico chiunque è di intralcio ai suoi piani di dominio e di potere. E fa l’esempio di criminali nazisti, di sistemi educativi sbagliati e di nefaste influenze ambientali, culturali e politiche. Il suo è un pensiero in alternativa alla teoria istintiva e comportamentistica. Per cui per lui la violenza distruttiva non è innata ma conseguenza di scelte individuali e collettive sbagliate e devianti. Critica l’idea di Freud di una originaria aggressività distruttiva. Altresì dice che l’uomo non nasce né buono né cattivo ma diventa ciò che è in base ai condizionamenti, alle scelte, alle decisioni e alla maturità personale.

Sia nei casi di violenza su bambini piuttosto che sulle donne o nei confronti degli uomini, entrambe le persone, l’aggressore e l’aggredito sono da considerare delle vittime. La denuncia non basta a risolvere i problemi. L’aggressore potrebbe infatti mutarsi in carnefice per vendicarsi. Per questo fatto tante violenze subite soprattutto in casa, non vengono denunciate ma anche per altri motivi legati alle condizioni economiche, ad eventuali ricatti e alla paura di non essere credute o di non avere prove sufficienti o di essere giudicate male, questo per le donne.

Bisogna dunque assumere una nuova mentalità. Il diritto positivo deve allargarsi ad una visione ampliata della giustizia che non prescinda dalla conoscenza scientifica, etica, sociologica, psicologica e clinica delle problematiche umane. Bisogna considerare le cause di eventi così tragici e non puntare subito il dito per giudicare e condannare. Le difficoltà di ricerca sono tante perché in realtà ci sono molte cause che possono favorire e in ultimo caso scatenare una reazione aggressiva grave. E sono diverse anche le forme di comportamento che si esprimono nello scenario reale. Ogni storia è un caso a sé con implicate diverse motivazioni e disagi e diverse situazioni. I conflitti interiori irrisolti contano molto così come le frustrazioni accumulate, i complessi, le repressioni sessuali o di altra natura, le inibizioni, i pregiudizi sociali, le discriminazioni. Andrebbero valutati anche le malattie ereditarie, i maltrattamenti durante l’infanzia, i rapporti con i genitori, il percorso lavorativo delle persone implicate, la formazione culturale, l’influsso dell’ambiente frequentato sullo sviluppo del carattere. L’uso di stupefacenti, l’alcolismo, il gioco maniacale, in realtà risultano sempre degli effetti di una situazione grave e non delle cause. Perciò è necessario che centri clinici specializzati si prendano cura dei soggetti sofferenti con un approccio multidisciplinare che sappia fornire delle risposte a vasto raggio sulla dinamica umana che sta alla base di certi comportamenti patologici. Il procedimento curativo dei pazienti deve essere quindi non repressivo e teso al recupero psicofisico, sociale e morale e coinvolgere medici e psicologi competenti in vari settori scientifici: dalla psicoanalisi alla genetica, dalla fisiologia alla fisioterapia, dall’antropologia alla neurologia, dalla psichiatria alla farmacologia. Importante risulta l’anamnesi del paziente, il suo racconto, la memoria di malattie pregresse, del suo vissuto, delle paure, dei sogni, desideri, aspirazioni. Così anche il transfert che permette l’interazione diretta del paziente con il terapeuta.

Le terapie oltre che farmacologiche, fisiologiche e psicoanalitiche dovrebbero tener presente del lavoro artigianale, dell’importanza della musica, dell’arte, della lettura, dell’attività sportiva, dell’uso del cavallo come strumento di cura. L’ipnosi regressiva permette anche di far tornare il paziente in varie età evolutive e ricavarne informazioni preziose sulla personalità.

L’etimologia della parola aggredire è la seguente: ad che vuol dire verso o contro e gradior che significa vado, procedo. Sigmund Freud percorre l’emozione aggressiva in tre fasi: una è libidica, la seconda è pulsione dell’io al di là del principio del piacere e infine è pulsione di morte o autodistruttiva. Nel malato psichico nevrotico vi è spesso la tendenza all’autopunizione unito al senso di colpa per situazioni infantili di incuranza genitoriale. Subentrano sentimenti di ambivalenza di amore-odio e qualche volta pulsioni sadomasochiste. L’aggressività reattiva sorge dalla frustrazione e coinvolge sia le pulsioni sessuali che di autoconservazione. Essa non nasce in primis dal desiderio di procurare dolore ma da quello di allontanare la paura dell’ignoto, della solitudine, del sentimento di inferiorità e insicurezza, del dispiacere, del senso di nullità e di vuoto dovuto alla separazione dall’oggetto amato o dall’abbassamento dell’immagine del proprio ego, compensato dalla volontà di potenza. Ma con l’istinto di morte, Thanatos contrapposto ad Eros da Freud, si crea un dualismo ingiustificato della vita psichica. Anche Herbert Marcuse propone lo scontro tra eros e civiltà, natura e cultura. In realtà non è vero che sono inconciliabili. Non si tratta di scatenare o reprimere le pulsioni e le emozioni ma di armonizzarle per il bene di tutti, individuale e collettivo.

La violenza ha a che fare anche con la rimozione di un sentimento spiacevole compensato dal gesto violento che gratifica in parte la sensazione d’angoscia che si vive. Spesso il malato rivive il trauma subito capovolgendolo, cioè da passivo che era nel subire diviene attivo, da maltrattato in persecutore ed aggressore. La cura dovrà sempre basarsi sul far emergere alla coscienza il conflitto inconscio, rivivere il trauma alla luce però di una nuova visione e consapevolezza del mondo e delle relazioni umane comprendendo le ragioni del proprio malessere e sensibilizzandosi ad un superamento delle passioni malsane che avverrà naturalmente dopo un percorso terapeutico appropriato in cui l’accettazione e l’amore di se stesso è presupposto per lo stesso atteggiamento nei confronti del prossimo. Chi odia gli altri in realtà odia se stesso. Il sadismo si associa sempre al masochismo, la volontà di potenza al senso di colpa inconscio. Le esperienze infantili vengono interiorizzate. Un bambino amato imparerà ad amare, uno abbandonato e maltrattato odierà la vita. L’aggressività non si identifica mai dunque con la mera pulsione sessuale o con quella di autoconservazione ma implica sempre una interconnessione di entrambe assieme alla decisione personale. Nell’essere umano non ci sono istinti come li notiamo negli animali ma le pulsioni vengono elaborate attraverso sentimenti e idee che corrispondono al grado di maturità psichica e spirituale che il soggetto riesce a raggiungere. Inconscio e conscio vengono armonizzate nelle persone sane da un Super Io equilibrato, non permissivo e neanche repressivo. Hannah Arendt ha scritto molto sulla banalità del male per dire che l’indottrinamento mentale di un gruppo di individui produce esseri obbedienti agli ordini di una autorità dispotica, anche in casi, come nei lager nazisti, in cui il dovere di un ufficiale e l’esecuzione di un ordine ricevuto, si chiudeva al richiamo di ogni sofferenza umana e disumana perché mancava una morale della comunione fraterna, dell’empatia, della solidarietà.

Non dimentichiamo le violenze che avvengono nei riti satanici in cui donne sono sacrificate su un altare e violentate. Dei criminali si abbeverano del sangue di bambini che vengono usati orribilmente per il commercio degli organi. Quante persone vengono rapite e scompaiono e non se ne sa più nulla!

Serve stimolare nuove motivazioni e nuovi interessi nella persona malata; è una molla non indifferente per un percorso di guarigione. Aiutare il paziente a ritrovare fiducia in se stesso, a considerare le proprie potenzialità, passioni, idee creative, la specialità di ogni persona, la unicità, la sacralità di ciascuno di noi amato per sempre da Dio, fino a farlo sfociare in veri ideali i quali muovono il cuore e la mente di un essere umano. L’esempio di coppie innamorate e felici può aiutare coppie disastrate da separazioni e rotture vissute traumaticamente. Non si recupera un ammalato psichico, spesso schizofrenico o maniacodepresso, cioè scisso dalla realtà in cui il narcisismo lo pone a non vedere e capire più il mondo esterno, soltanto con delle tecniche mediche e psicologiche, perché queste patologie scavano solchi nell’anima nella dimensione morale del soggetto, nella dimensione sociale.

Vi sono in Italia delle ottime cliniche psichiatriche. Ad esempio Villa Rosa di Modena che ha un centro diurno e dispone di un poliambulatorio diagnostico specializzato e lavora in sinergia con i servizi territoriali nell’ambito della salute mentale. A Villa Azzurra a Riolo Terme si utilizza la terapia dialettico-comportamentale, la cosiddetta DBT, che ha già riscosso buoni risultati e serve per imparare a gestire emozioni e migliorare le relazioni interpersonali con terapie individuali e di gruppo in cui i pazienti sono seguiti da un team specializzato nei disturbi borderline della personalità. Si utilizza anche lo psicodramma che è basato sulla messa in scena dei contenuti del mondo interiore.

In conclusione possiamo dire che è importante che ci siano dei corsi e delle conferenze tenuti nelle cliniche psichiatriche da esperti, professori, luminari della scienza con il supporto di filosofi, teologi e sociologi per informare ed educare i pazienti con argomenti fondamentali come una sana vita sessuale, affettiva, sentimentale, familiare, civica e spirituale affinché si interrogano sul senso della vita, affinché persone che soffrono ritrovino l’armonia e la serenità dell’esistenza.

Milano, 01.05.2020
Marina Assandri

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