Cyber Attacchi

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Cyber attacchi "ha stato Putin"

Visione TV Rassegna stampa di Francesco Capo con Fulvio Grimaldi

Abbiamo chiuso l’analisi dei sedicenti giornali e giornalisti con la questione della frantumazione dell’Italia alla faccia di Dante, della nazione costruita in 2000 anni con sangue, sudore, bellezza e capolavori utili all’umanità tutta, dell’uguaglianza tra i nostri cittadini dal Monte Bianco (stavo per scrivere “dal Brennero”, ma avrei sbagliato, quelli sono davvero tirolesi) a Capo Passero, dalla baita trentina, amica dell’orso, alla cattedrale di Noto, nemica di Messina Denaro. L’obbrobrio dell’ulteriore pecunia a chi ne ha già rastrellata troppa (e proprio al Sud) e dell’ulteriore arenamento a chi è già spiaggiato. L’obbrobrio di un studente allevato da Zaia che deve combinarsi con un altro tirato su alla De Luca, o alla Schifani, senza che lo Stato possa metterci il suo dito costituzionale, garanzia di uguaglianza, sincronismo, armonia, unità.

Con il molto preparato Francesco Capo abbiamo poi fatto a pezzi l’ennesima cattiveria russa (di chi sennò) degli hacker che rischiano di mandare in tilt l’intero Occidente digitale (una misera minoranza che si dibatte istericamente per farsi riconoscere maestro e padrone dagli altri tre quarti del pianeta). E vedrete che si scopriranno gli artigli dell’orso russo anche nelle orme che i 42 kg di Alfredo Cospito lasciano tra le schegge di vita che gente, che non ha commesso delitti di sangue, disperde nelle carceri del 41bis, accanto a quelle degli spargitori mafiosi e bellici di ettolitri di sangue. Mancando tra costoro anche coloro che di stragi ne commettono, ahinoi impunemente, nel segno del buono e del bello e del giusto, tra popoli sparsi qua e là sul globo.

All’epurazione dei suoi complici e sicari nella nazificazione dell’Ucraina e nel genocidio del suo popolo di lingua, pensiero, tradizione e comunità russi, Zelensky ha affiancato la pretesa di aver rimosso dall’Ucraina l’onorificenza attribuitale dall’affidabile Transparency International di 122esimo paese (su 190 circa) per primati di corruzione. Onorificenza che, pure, lui e i suoi si erano impegnati a meritare per rendere grazie agli intenti perseguiti da Obama, Hillary Clinton, Victoria Nuland e mercenariato nazista di Stepan Bandera, quando hanno mosso un terrorismo internazionale a compiere l’ennesimo golpe Usa, quella volta, 2014, a Kiev. Zelensky ne ha fatti fuori, figuratamente, tra governatori, viceministri, capintesta vari, sedici in una settimana. Altri li ha fatti esplodere negli elicotteri. Qualcuno è rimasto, coperto di pece, legato a un lampione. Niente rispetto ai 16.500 di ex-concittadini sterminati nel Donbass e bruciati vivi a Odessa.

Abbiamo osservato con il dovuto rispetto l’irrisione del Corriere della Sera all’amnistia decretata dal Capo iraniano, Alì Khamenei, ad alcune migliaia di partecipanti alla folkloristica sollevazione, per l’ennesima volta fallita, degli sventolatori e delle sventolatrici di veli a Tehran. Alcune migliaia, nella visione deontologica del “più venduto” giornale d’Italia (è una bella gara con altri tre o quattro), sono cresciuti ad alcune centinaia di migliaia, sennò che rivoluzione colorata per i diritti umani sarebbe stata!

E’ che le sventolatrici di veli, per la quali un po’ di comprensione l’evoluta e scapigliata occidentale potrebbe anche provare, sono scomparse di fronte a un popolo di alcune decine di milioni, regolarmente bombardato da Israele, sanzionato e affamato da Usa e UE, aggredito da bande terroristiche acquartierate a Washington e in Albania, da milizie curde addestrate e armate da quadri militari NATO (ci siamo anche noi) nel Kurdistan amerikanizzato iracheno, di fronte a un popolo che sa bene quali vessazioni gli vengono imposte, al di là del velo, da certi esponenti della democrazia laica occidentale fin dai tempi dell’illuminatissimo (da roghi di oppositori) e sposatissimo Shah. Che poi laica non è per niente, dato che nel dollaro ha un diopadre, un Gesù Cristo, un Budda, un Gilgamesh, un Marte, un Geova e un Odino tutti riuniti in uno. E pluribus unum

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